Quello stupro che mi ha rovinato la Vita

"Storie drammatiche nell'Italia dell'accoglienza ad ogni costo. Mentre il governo fa di tutto per salvare i Migranti, una ragazza Italiana raccoglie i cocci di una vita distrutta"

Intervista Esclusiva - Contenuto non adatto a persone facilmente impressionabili



"A 22 anni avere il terrore di uscire di casa. Non in un paese del terzo mondo, ma nella nostra Italia. Come siamo arrivati a questo?"

Inizia con questa domanda, l'intervista esclusiva che Marta (la chiameremo così) ha deciso di rilasciare al nostro Blog "La Zanzara del Web". Lei oggi è una fragile ragazza di 22 anni, segnata da un'evento terribile che si porterà nel cuore e nella mente per tutta la vita. Questa è la sua storia.

"La mia famiglia, da sempre, non è benestante. Mia mamma è casalinga con dei gravi problemi di salute. Mio padre si spezza la schiena in una fabbrica che produce macchinari per imprese artigiane. Lo stipendio è sempre troppo basso. L'Affitto, le bollette, le tasse. Arrivare a fine mese è da sempre molto complicato. Lo stato non ci aiuta di certo, perchè siamo italiani. Così anche io fin da giovanissima ho dovuto darmi da fare. Lavoravo nei pomeriggi e la sera come cameriera in un Ristorante/Bar di Torino. All'epoca abitavamo nella zona di Corso Stupinigi e ebbi la fortuna di trovare un'impiego non distante da casa. La paga era minima, ma mi aiutava a pagarmi gli studi. Insomma pur faticando non poco, era qualcosa che facevo molto volentieri, per me e sopratutto per i miei genitori"

Parla al passato Marta, perchè la sua vita oggi è cambiata. In una tarda serata di Agosto, con una Torino svuotata dalle ferie estive, qualcosa di bruttissimo le accade. 

"Come ogni sera, staccavo intorno alle 22.30. Percorrevo a piedi circa 500 metri prima di rincasare. La strada era sempre la stessa. Un lungo viale molto trafficato, poi un paio di traverse più nascoste e infine il mio palazzo. Il mio passo era sempre molto veloce, perchè quella zona mi ha sempre fatto molta paura. Quella sera, ero particolarmente stanca, era venerdì, lavorammo molto, nonostante le ferie. Come sempre lasciai il locale poco dopo le dieci e mezzo, presi la solita strada con passo leggermente più tranquillo. 
Era fine estate, ma soffiava ancora un venticello caldo. Indossavo un paio di leggins stretti neri. Un maglietta di cotone come tutte le cameriere di quel locale. Nell'altro. 
Lungo il viale, ho superato una pensilina, seduto c'era un ragazzo straniero, di colore. Mi ha guardata, fissata dalla testa ai piedi..."

Ora leggete bene le sue parole, perchè in questo passaggio, svela un lato di se e di una bella fetta della società italiana che sicuramente è significativo.

"Non ero razzista. Non lo sono mai stata. Mi hanno insegnato che siamo tutti uguali, tutti fratelli. Mi avevano detto di non temere lo straniero, che multiculturale era bello. Vivevo l'accoglienza dei Migranti come un valore aggiunto per la nostra cultura, per il nostro popolo. Passando davanti a quel ragazzo, non ho avuto paura. Il suo sguardo era cupo, arrabbiato, non trasmetteva certo sicurezza. Ma ero certo che quella è brava gente, ero certo che si trattava di una persona perbene come tutti i fratelli d'Africa.."

Ma ben presto, la piccola 17 enne Marta, si accorge che si sbaglia di grosso.

"A pochi metri da quella fermata, lascio il grande viale per imboccare una via traversa che mi porterà a casa. Ho la sensazione di sentire dei passi dietro di me, ma non ci faccio troppo caso. Cammino veloce di fianco ad un vecchio edificio abbandonato. Di notte, sopratutto d'inverno, è abitato da senza tetto che trovano in quel luogo un riparo dalle intemperie. In questo periodo è vuoto...
Ho sempre avuto una certa inquietudine nel passare in quel posto"

Ora il racconto si fa molto crudo, per tanto chi si ritenesse particolarmente impressionabile è pregato di andare avanti.

"All'improvviso, senza nemmeno accorgermi di cosa stesse accadendo, mi trovo con una grossa mano nera sulla bocca, un coltello affilato davanti agli occhi e una voce che in un'italiano stentato mi dice di stare zitta e di seguire gli ordini. 
In un'attimo mi ritrovo dentro quell'edificio. Entrati da una porta socchiusa, ci ritroviamo in uno scantinato sporco con dei materassi luridi a terra. Quel ragazzo che prima mi osservava da una panchina, ora è di fronte a me... Vorrei morire, vorrei scappare, vorrei urlare. Non riesco a fare nulla, mi sento inerme, pietrificata. Con uno strattone mi butta a terra. Cado su di un materasso, respiro a fatica ma un'odore acre di urina e lerciume mi invade le narici. L'uomo nero mi si avvicina. Il suo sguardo resterà impregnato nella mia mente per sempre. Occhi neri, sorriso beffardo. Senza pietà, mentre dai miei occhi cadono lacrime di paura, con quel coltello mi taglia la maglietta ed i pantaloni. Rimango li, nuda, inerme davanti a quest'essere spietato. Attorno a me solo sporcizia e schifezze. Mi guarda negli occhi mentre si abbassa i pantaloni. Non parla l'Italiano ma sa farsi capire quando mi dice: "ora puttanella italiana, proverai il C.. di un Negro.." Lo supplico di non farlo, anche perchè lui non lo sa, ma io sono ancora vergine. Non riesco a liberarmi, mi sento morire. Le suppliche non bastano. Dalla paura arrivo pure al punto di proporgli un rapporto orale, pur di non subire quel tipo di violenza. Lui sorride, ma non si ferma. Mi violenta. La mia prima volta è quella.. In un caseggiato abbandonato, con uno stupratore arrivato dal continente nero per portare la sua parola d'odio. Non sanguino. Così non capisce appieno quale atrocità ha fatto. Sono certa che se lo capisse, ne andrebbe ancora più fiero. Procede, fino all'ultimo. Il suo seme schifoso entra in me. Non ha un'attimo di indugio, non si ferma, non si dispiace, non si pente. E' soddisfatta la bestia che è in lui. Il Negro ha fatto provare alla ragazzina italiana la sua virilità. Ma quella ragazzina, da quel giorno, non sarà mai più la stessa..."

Non neghiamo che durante questo racconto agghiacciante, più volte un brivido ha oltrepassato la nostra schiena. Marta è visibilmente sconvolta, i suoi occhi sono lucidi. Ci dice che pensa ogni giorno a questo evento. Ogni giorno lo rivive da ormai tre anni. Anche volendo, non riesce a dimenticare.

 "Finita l'aggressione, mi sbatte ancora il suo membro schifoso sul volto in segno di disprezzo. Urina sul mio corpo nudo. Mi sputa addosso. Prende la mia borsetta, ci fruga dentro, si prende il cellulare, i miei documenti e i soldi della mia giornata di lavoro. Se ne va con un amaro avvertimento: "Ci rivediamo presto puttanella... anche se denuncerai questa cosa, ci rivedremo presto.." Fugge via, il vigliacco. Rimango li, nuda, sporca, umiliata, violata nella mia più preziosa intimità. Ho paura, schifo, vergogna. Non ho il coraggio di rientrare. Non ho il coraggio di uscire in strada. Casa mia è vicinissima eppure mi pare lontanissima. Tutto ciò che era mio, ora non vale più nulla..."

Marta poi ce la farà a tornare a casa. Il suo racconto provoca un'infarto alla mamma malata, che dopo una lenta agonia, morirà in ospedale pochi giorni dopo. Il papà sconvolto dall'accaduto decide di cambiare vita. Si licenzia, dopo tre mesi da quella sera d'estate, lui e la giovane ragazzina troppo in fretta costretta a crescere fuggono da quella Torino malfamata e si rifugiano in posto tranquillo. A seguito di quella violenza, come se il dolore non fosse ancora sufficiente, Marta si scopre incinta. Decide di abortire subito. Perchè quella vita, non doveva venire il mondo, sarebbe stato davvero troppo. 
Oggi dello stupratore si sono perse le tracce, non è mai stato identificato, chissà, forse avrà fatto del male ad altre vittime innocenti o forse la vita, come ci auguriamo, avrà fatto del male a lui. Marta oggi a 22 anni. Vive con il papà. Non studia, non lavora, ha paura ad uscire di casa da sola. E' seguita da una psicologa, ma il suo cammino è ancora molto lungo. Ha voluto lei stessa raccontarci questa storia, spinta dalle tante altre interviste che con le nostre testate abbiamo pubblicato. La ringraziamo per questo, speriamo che questo suo sfogo, possa servire da monito ad altri. Abusi di questo tipo, sempre ad opera di stranieri, sono all'ordine del giorno. La violenza è cosa quotidiana nell'Italia dei soccorsi ai barconi. Aprire le nostre frontiere a chiunque, è stato un gravissimo errore della nostra politica che pesa come un macigno sulle spalle della gente normale. Speriamo che un giorno le cose possano cambiare. Speriamo che storie di questo tipo non se ne sentano più. I media tradizionali hanno già deciso di nascondere questi eventi con la loro censura, perchè parlarne appare quanto mai scomodo e fastidioso. Noi non ci fermiamo. Non abbiamo padroni a cui obbedire, non siamo servi di nessun potere forte e non ci assoggettiamo a chi vorrebbe farci tacere. L'informazione è un diritto. La gente deve sapere. Siamo qui per questo.

Intervista a cura di Luna De Gattis
(Concesso in Esclusiva - Ringraziamo G.L. per la l'aiuto)

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