Forteto: il gulag toscano
"Storie d'ordinaria schiavitù nella comunità amica della politica che conta. Abusi, Violenze e minacce coperte dai fratelli della Falce e Martello"
Le Inchieste Scomode de La Zanzara del Web - di Luisa Rozio
Le Inchieste Scomode de La Zanzara del Web - di Luisa Rozio
«FISICAMENTE si poteva entrare e uscire dal Forteto senza problemi. Non era questo il dramma, non c’erano catene a trattenere le persone ma era meglio se ci fossero state, perché le catene si poteva trovare il modo di romperle e di liberarsi. Ma se le catene sono nella testa è molto più difficile spezzarle». Iniziamo questo nostro racconto con le parole di Sergio Pietracito, presidente e portavoce dell'associazione che riunisce le tantissime vittime della Comunità "Il Forteto". Le usa durante l'ennesima udienza del processo che vede tra gli indagati Rodolfo Fiesoli, fondatore della stessa. Le accuse sono pesantissime: si va dagli Abusi Sessuali, alla violenza fisica e psicologica, passando per lo sfruttamento e la riduzione in schiavitù. Vittime innocenti di tutto questo, sono i ragazzi che in quel luogo avrebbero dovuto trovare conforto e speranza.
Alla fine degli anni settanta, il Profeta (così viene chiamato Fiesoli) era già stato per diverso tempo in carcere, con l'accusa di abusi sessuali su minori, il che lascia davvero perplessi, non si capisce infatti come sia stato possibile che ragazzini così deboli e fragili siano comunque stati affidati a chi in passato era già stato condannato per tali nefandezze.
La storia del Forteto è piena di ombre, le amicizie con la politica locale e nazionale fanno intravedere favoritismi e regalie che difficilmente si sarebbero visti altrove. Nonostante il passato infamante, Rodolfo Fiesoli e i suoi fedelissimi erano stimati e apprezzati dai vari tribunali dei minori che negli anni hanno affidato loro decine di bambini dalle vite travagliate e piene di problemi. Vittime ideali per la perversa e crudele concezione di comunità che regnava e nonostante tutto regna tutt'ora in quel posto.
Ma veniamo alle testimonianze, alle parole di chi ha vissuto e in taluni casi vive tutt'ora in quel posto abbandonato da Dio. Le storie dei “bambini cresciuti” che hanno subito violenze dai genitori affidatari sono raccapriccianti: “Ebbi un rapporto orale con lui e di conseguenza non l’ho più riconosciuto come mio padre” racconta una donna, un altro dice: “Mi dovevo concedere a lui”. Tutte le persone intervistate ed interrogate durante il processo parlano la stessa lingua, quella di chi ha vissuto un abuso sessuale da bambino. "Mi diceva che non dovevo avere rapporti con le Ragazze, molto meglio erano i rapporti omosessuali, così mi mostrava il suo pene e dovevo soddisfarlo oralmente".
Storie di abusi sessuali, di maltrattamenti e violenze fisiche ma anche e sopratutto psicologiche. I bambini venivano affidati dal tribunale dei minori a Fiesoli oppure ai suoi fedelissimi, tutta gente apprezzata di cui le istituzioni si fidavano ciecamente. Una volta nella comunità passavano di famiglia in famiglia a discrezione del "Profeta" così spesso e volentieri un Bambino affidato a Tizio veniva in realtà cresciuto da Caio. A questa situazione, già di per se illegale, si aggiungeva una lunga serie di imposizioni di tipo stalinista. I maschi erano costretti ad avere rapporti sessuali tra loro, l'omosessualità veniva incentivata ed imposta come un vero mantra da seguire ad ogni costo. La stessa sorte capitava anche alle ragazzine che però venivano pure più volte violentate da questi "signori". Un'autentico regime di tipo comunista, perverso e violento. Secondo l'accusa Fiesoli, insieme ai suoi collaboratori/complici, avrebbe dato vita ad una comunità creata appositamente per soddisfare le sue perversioni.
In questo posto i ragazzini lavoravano come schiavi, venivano puniti anche con umilianti pene pubbliche e subivano vergognosi abusi. "Una volta arrivai in ritardo per il pranzo, venni condotta nella saletta delle punizioni, qui mi venne somministrato un clistere lassativo. Dovetti poi trattenere il tutto e passeggiare in mezzo agli altri commensali che mangiavano. Quando non ce la feci più, fui costretta ad adacquare il tutto in un secchio, davanti a tutti.. fu umiliante.."
Rodolfo Fiesoli avrebbe dunque creato un gulag italiano. Partendo dall'esperienza Sovietica, avrebbe dato il via ad una comunità che in realtà era un campo di lavoro e di detenzione. Il dramma in tutto questo è però un'altro. In tutti questi anni, la classe politica toscana, tutta rigidamente di Sinistra, sapeva benissimo ciò che accadeva, i giudici dei minori sapevano delle vecchie condanne del Profeta, ma nonostante tutto hanno continuato a donare a questo mostro giovani vite da distruggere. La regione toscana versava milioni di euro nelle casse del Forteto, politici e politicanti accorrevano in massa alle tante iniziative proposte compresi big della Sinistra Italiana (Rosy Bindi, Matteo Renzi, Massimo D'Alema) nessuno si è mai rifiutato di stringere la mano al Fiesoli. Il Forteto era considerato e per molti lo è tutt'ora, un'eccellenza Toscana, un modello da seguire e da esportare.
La magistratura sta indagando, ma in pochi ne parlano, il simbolo del Comunismo e della Sinistra toscana e italiana, caduto nella vergogna, non deve fare notizia. Immaginate se dietro a questa comunità ci fosse stato Silvio Berlusconi, penso che sarebbe già stato condannato all'ergastolo. Invece c'è la sinistra, come per il Monte dei Paschi, per le banche di Fassino, per le Coop Rosse.. Meglio dunque parlare d'altro, la gente non deve sapere...
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