Livia Turco, addio dorato al Parlamento

"L'onorevole originaria di Morozzo, rinuncia al seggio ma non al contributo di solidarietà"

Le aziende aspettano con ansia i debiti che lo stato ha nei loro confronti, attendono mesi, anni senza ricevere un'euro, talvolta questa lentezza le costringe a chiudere. Esistono però dei creditori nei confronti dello stato che ricevono dopo poco più di un mese ciò che gli spetta, sono ovviamente i parlamentari. Trombati o rinunciatari poco importa, gli ex onorevoli stanno per ricevere una buona uscita assai gratificante, lo chiamano contributo di solidarietà e dovrebbe servire per permettere il loro reiserimento nel mondo del lavoro, peccato che la stragrande maggioranza di loro, non ha rinunciato al suo impiego pubblico o privato, quindi questo assegno risulta del tutto inutile. Tra i privilegiati c'è una nostra concittadina, l'onorevole Livia Turco del Partito Democratico, originaria di Morozzo potrà comprare molti capponi con la sua buona uscita di 215 mila euro. La sua avventura politica inizia nel lontano 1987, quando chi scrive era ancora in fascie, la compagna Livia approdava a Montecitorio nelle fila Rosse del Partito Comunista Italiano,  da qui in poi ben sei legislature nel segno della Casta, passando dai Democratici di Sinistra al Partito Democratico senza mai dimenticare le sue origini a falce e martello. Fu il primo governo Prodi a consacrarla a livello nazionale, consegnandole la carica di Ministro della solidarietà sociale che la rende tutt'oggi tristemente nota per la famosa legge Turco-Napolitano che spalancò le porte del nostro paese all'immigrazione clandestina, del resto fin da subito, la compagna Livia, si dimostra molto più solidale col migrante che col cittadino italiano.
Dopo la rinuncia alla rielezione, sarebbe dovuta tornare al Pd come funzionario di partito, al termine della lunga esperienza parlamentare. Dopo le polemiche suscitate dall’annuncio, Livia Turco ha deciso di rinunciare allo stipendio. E’ stata lei stessa ad annunciarlo: «Continuerò a svolgere il compito e il lavoro assegnatomi dal Congresso del Pd, quale presidente del Forum immigrazione e politiche sociali». «Ero in aspettativa non retribuita», ricorda Turco, quindi con diritto al reintegro: «ma ho deciso, dopo aver rinunciato alla candidatura, anche di continuare a lavorare a titolo gratuito per il partito, restando in aspettativa non retribuita ». Sicuramente queste lacrime da coccodrillo, saranno asciugate dalla buona uscita ricca di cui abbiamo già parlato.

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